Come ombre della vita, in un campo di battaglia, le tre danzatrici, anime sospese e in bilico, in lucido sonnambulismo, si mostrano per strati visibili e nascosti in una sinfonia di azioni che si offre come una foresta di segni e di significati. Sono ritratti tra esibizione identitaria e esuberanza visiva.
Un femminile carnale ma distaccato dal protagonismo assoluto della materia umana e che lascia spazio all’immateriale. Il soggetto diviene oggetto e solo allora gli si riconosce lo status sovrano.
Sul filo del dettaglio e del particolare, pennelliamo tracce, grumi e trasparenze, disarticolando il senso che i dettagli incarnano all’interno della vita.
Il gesto indica e suggerisce senza dire, espressione di un pensiero quasi pittorico, perturbante e portatore di intensità anche emotiva. La drammaturgia si concentra e sofferma su micro-momenti, in un apparente caos, si dipana in capitoli di un libro esploso. Apparizioni e scomparse come dentro una trappola spaziale in un nero che è il colore in cui si genera tutto, quello da cui veniamo al mondo e quello a cui torneremo. Un non-luogo che è una stanza, un labirinto di stanze che si perdono l’una nell’altra, una casa intera, il mondo; iperquadri che funzionano per immagini e si nutrono di pause. Antonella Bertoni.