Un passo indietro: cos'è il genere
Genere e sesso: quando si parla di “genere” ci si riferisce a quelle caratteristiche femminili e maschili che non derivano tanto dalle funzioni biologiche quanto piuttosto da generalizzazioni operate sulla base di tradizioni, abitudini culturali, credenze popolari o religiose. In altre parole, mentre il termine “sesso” si riferisce alle caratteristiche puramente biologiche che differenziano l’uomo e la donna, il “genere” ha a che fare con ciò che la società ritiene appropriato/adatto/giusto per i maschi e per le femmine rispettivamente. In questo senso si dice che, mentre il sesso è determinato biologicamente ed è quindi opera della natura, il genere, al contrario, è una costruzione sociale, ed è quindi opera della cultura e della società. A prova di questo, le caratteristiche associate alle idee di femminilità e mascolinità non sono universali e fisse ma tendono ad essere differenti attraverso tradizioni culturali diverse e anche a cambiare nel tempo all’interno della medesima società. Per fare qualche esempio di questa distinzione, il fatto che gli uomini abbiano di norma più massa muscolare delle donne è una questione biologica, e quindi siamo nell’ambito della differenza sessuale; al contrario, il fatto che gli uomini di norma non piangano o piangano meno delle donne non ha origini biologiche, e quindi siamo nell’ambito della differenza di genere.
Le relazioni di genere sono relazioni di potere: una cosa importante per capire la connessione tra il discorso sul genere e il fenomeno della violenza sulle donne è che tutte le relazioni sociali sono fortemente connotate dall’identità sessuale dei soggetti. Questo perché la cultura non solo ritiene che uomini e donne abbiano caratteristiche individuali differenti ma assegna loro anche ruoli e responsabilità differenti l’uno in relazione con l’altra. In altre parole, le relazioni uomo-donna (che siano esse tra un padre e una figlia, un marito e una moglie o un dipendente e la sua datrice di lavoro) sono cariche di significati specifici e diversi da quelli caratteristici delle relazioni uomo-uomo e donna-donna. Ciò che ci interessa di più a questo proposito è che una di queste specificità è la componente di potere che governa questa relazione, rispetto alle altre. La cultura assegna non solo ruoli diversi a uomini e donne ma stabilisce anche un ordine e una gerarchia per tali ruoli. Le relazioni tra i generi sono quindi anche relazioni di potere in cui i due soggetti vengono spesso concepiti in una gerarchia troppo spesso non paritaria – con un soggetto più forte e un soggetto più debole. Questa gerarchia può dipendere non tanto dalle circostanze e dalle qualità caratteriali e personali degli individui coinvolti quanto piuttosto meramente dal loro essere maschi o femmine in relazione tra loro.
Lo squilibrio di potere alla base della violenza sulle donne: la Convenzione del Consiglio d’Europa (conosciuta come Convenzione di Istanbul, 2011) sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (così come prima di essa la dichiarazione delle Nazioni Unite sull’Eliminazione della Violenza contro le Donne del 1993) riconosce che “la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, che hanno portato alla dominazione sulle donne e alla discriminazione nei loro confronti da parte degli uomini e impedito la loro piena emancipazione”.
Inoltre, la Convenzione riconosce anche “la natura strutturale della violenza contro le donne, in quanto basata sul genere, e […] altresì che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini”.
La violenza sulle donne è quindi da una parte manifestazione ed esito dello squilibrio di poteri, dall’altra diventa a sua volta strumento di dominio e assoggettazione, rafforzando così la posizione subordinata delle donne e la loro caratterizzazione come elementi deboli, sia all’interno della relazione, sia nella società in generale e nell’immaginario comune – anche, in qualche misura, delle stesse donne. Le radici del fenomeno della violenza sono quindi profonde (“..la natura strutturale della violenza…”), e spesso nascoste e ci suggeriscono che il discorso sulla violenza non interessa solo quelle relazioni che sono apertamente violente, ma tutte le relazioni di genere e quindi la società tutta, che è composta di uomini e donne che si relazionano continuamente.