Ritorno a casa

da Mercoledì, 7 Gennaio, 2026 a Venerdì, 9 Gennaio, 2026

Mercoledì 7 gennaio ore 19.30
Giovedì 8 gennaio ore 19.30
Venerdì 9 gennaio ore 21.00
 
Massimo Popolizio
 
di Harold Pinter
traduzione di Alessandra Serra
regia di Massimo Popolizio
con Christian La Rosa, Paolo Musio, Alberto Onofrietti, Eros Pascale, Giorgia Salari
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
costumi di Giorgia Salari Antonio Marras
luci Luigi Biondi
suono Alessandro Saviozzi
Produzione Compagnia Umberto Orsini, Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa
in collaborazione con AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali e Comune di Fabriano
 
Durata: 1 ora e 40 minuti
 
 

Ritorno a casa, celebre capolavoro di Harold Pinter, a sessant’anni dalla sua prima rappresentazione mantiene intatta la sua forza nell’esplorare le dinamiche familiari distorte, il potere, la violenza e la disgregazione dei rapporti.

Ambientato in una claustrofobica casa alla periferia di Londra, lo spettacolo ritrae un vero e proprio “Gruppo di famiglia in un interno”, dove si innesca una spirale di tensioni e desideri repressi. In questo soffocante contesto casalingo, la cui solitudine è spezzata solo da continue liti familiari, ritroviamo il padre Max (Massimo Popolizio), ex macellaio e frequentatore di ippodromi, con i suoi figli Lenny (Christian La Rosa), un trentenne ex “pappa” che si vanta di avventure erotiche violente con tendenze mitomani, e Joey (Alberto Onofrietti), il fratello più giovane aspirante pugile professionista ma il più fragile della famiglia; insieme a loro convive lo zio Sam (Paolo Musio), che guida un taxi non suo e vive a spese del fratello Max, subendone i continui rimproveri.

Il precario equilibrio familiare viene sconvolto dall’arrivo notturno del figlio Teddy (Eros Pascale), affermato professore di filosofia, che dopo sei anni torna dall’America con l’enigmatica moglie Ruth (Giorgia Salari), madre dei loro tre figli, presentandola al padre, allo zio e ai fratelli. Unica figura femminile in un contesto maschile, Ruth accende desideri e scatena dinamiche conflittuali, facendo evolvere la sua apparente fragilità in una strategia di controllo e potere che incrina l’isola di solitudine domestica e la trasforma da vittima passiva in carnefice. Accettando la proposta di prostituirsi e usando la mercificazione del proprio corpo come strumento consapevole per esercitare il dominio sugli altri, Ruth si rivela una forza destabilizzante che sovverte l’ordine familiare e sociale.

Ciò che accadrà ribalterà l’equilibrio già precario di quella famiglia. Il cinismo, la cattiveria, l’humor di Pinter raggiungono la massima espressione in questa opera del 1964, dalla struttura quasi cinematografica, che Massimo Popolizio traduce in una messinscena “pericolosamente” divertente, muovendosi tra umorismo e tragedia con un ritmo quasi da “spartito emotivo e linguistico”, per svelare le tensioni psicologiche e i silenzi eloquenti tipici della scrittura pinteriana. Con un approccio radicale e innovativo Popolizio affronta questo testo, fondamentale del teatro contemporaneo, portando alla luce le sue inquietanti verità sulla natura umana e sulle dinamiche di potere all’interno della famiglia.

 

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Ultimo aggiornamento: 23/09/2025 ore 12:28