Record


Uno spazio pubblico gestito da un gruppo di artisti in autonomia: questo vuole essere RECORD, una mostra che nasce dall'azione di un giovane in residenza presso gli Atelier Bevilacqua a Venezia, Gianandrea Poletta. Su sua iniziativa è stato coinvolto lo spazio non-profit GUM Studio ( http://gumstudio.org) che, da Torino, esporta un'esperienza di ricerca capillare, attenta e indipendente sulla giovane arte italiana.

RECORD nasce dunque come una mostra-esperimento, fuori da ogni logica di mercato o di scuola. Unisce 11 artisti – Danilo Correale, Luca De Leva, Giulio Delvè, Helena Hladilová, Gemma Noris, Giovanni Oberti, Emiliano Pistacchi, Gianandrea Poletta, Andrea Romano, Manuel Larrazàbal Scan_o, Namsal Siedlecki - dando loro la possibilità di occupare le stanze della galleria di piazza San Marco.

Libero il tema, come libero è il modo di approcciarsi allo spazio e a Venezia. Una libertà che non cambia il concetto di base del lavoro degli artisti che mettono in mostra - con tecniche e materiali diversi - la visione del quotidiano e un approccio al procedimento creativo per il quale l'opera è un processo di avvicinamento al meglio, al record personale dell'artista. Di qui un titolo che affianca la pratica artistica a quella sportiva: l'esito appare spesso naturale o spontaneo, ma contiene uno sforzo e una tensione al risultato finale.

In mostra Danilo Correale affronta il tema delle lotterie e dei gratta e vinci, sempre più diffusi e acquistati nella nostra società che li propone come il modo per tramutare la crisi e il fallimento personale nella realtà spettacolarizzata e opulente proposta dalla televisione e dai mass media. Nel video, i movimenti dei giocatori riflettono come i sogni e le illusioni si trasformino rapidamente in ansia, disillusione e nella rinnovata speranza che il biglietto successivo sia quello giusto per raggiungere finalmente il benessere, unico obiettivo di una schizofrenia collettiva. Luca De Leva espone una serie di lavori iniziati a Londra: una sala della galleria sarà riempita da gonfiabili, prodotti dall'artista seguendo i tempi di lavoro di designer, e da oggetti appartenenti ad altri artisti, appropriandosi così di vite e opere altrue. Sordi e maleducati e Calafatare sono i due lavori presentati da Giulio Delvè ed hanno come punto d’origine “Incontro dei fidanzati e partenza dei pellegrini”, telero di Vittore Carpaccio tratto dalle Storie di Sant’Orsola del 1494. Due interventi che riprendono l’atto di calafatare, un’antichissima tecnica d’impermeabilizzazione di una nave, visibile appunto sullo sfondo dello stesso dipinto.

Rubare la refurtiva ad una gazza ladra, è questo il lavoro che Helena Hladilova ha fatto per Venezia. In mostra l'artista ricostruisce il nido della gazza ladra per riflettere sulla soggettività del valore attribuito agli oggetti. Il lavoro di Gemma Noris si muove verso pratiche collaborative di intervento, è costituito di una collezione in espansione di azioni semplici. In quest'ottica gli errori non sono né scarti né corpi estranei, hanno invece una funzione positiva e un'efficacia storica. Il lavoro in mostra è un video in progress, un archivio di momenti che documentano il tentativo di neutralizzare le imperfezioni dei prati, di modo che tutti gli elementi tornino alla "normalità". Giovanni Oberti invece attraverso deumidificatori raccoglie l'umidità presente nello spazio espositivo versando ogni giorno acqua nel centro della stanza creando così una sottile, temporale ed effimera superficie riflettente. ll divenire e l'imprevedibile, la flessibilità e l'incertezza sono alla base dell'opera Emiliano Pistacchi: nello stato di attesa tra un passaggio fisico e l'altro nei materiali, emerge il principio di effimero e di impermanente, un risultato attivo a contrastare i miti dell'ordine e a mettere in crisi le geometrie. Nell'opera Untitled (moonwalk), due scarpe da ginnastica, con due vibratori fallici al loro interno, si muovono vibrando lungo la superficie del pavimento, secondo traiettorie lente e circolari, quasi come una danza. Il moonwalk, passo di danza reso famoso da Michael Jackson, deve il proprio nome al fatto che il ballerino sembra soggetto a una gravità diversa, come quella lunare. Il lavoro di Gianandrea Poletta gioca sulla distanza tra il semplice muoversi nello spazio quotidiano e lo spostarsi in uno spazio ipotetico in cui vigono leggi fisiche differenti. Andrea Romano descrive il suo lavoro, Kenny Rogers, con questi versi: " I'm your chum in juicy shining armor. You have made me what I am and I am yours. dance around me like a python swallows. Let me hold you in my arms forever more."

In mostra Namsal Siedlecki presenta un assemblaggio di elementi che ci portano a riflettere sulla complessità degli oggetti quotidiani. Nel suo lavoro anche quelli apparentemente semplici sono in realtà il risultato dell'unione di una serie di idee; l'assemblaggio nasce così unendo tavole di legno di abete e di castano, un corno di ariete e acqua. Parte dell’opera di Manuel Larrazàbal Scan_o consiste di grandi disegni su carta, composti da una fittissima rete di tratti di penna, pennarello o matita, che si ricalcano e sovrappongono sino a configurare una matassa apparentemente caotica ma, tuttavia, chiaramente strutturata in una forma, o, meglio, in un pattern. L’apparente casualità della somma dei colori fa risaltare ancora meglio l’aspetto fortemente gestuale dei disegni: come se qualcuno, a partire da un tratto molto semplice, si fosse accanito a ripeterlo indefinitamente, per ossessione o per sfogare una rabbia, apportando ogni volta minime variazioni che, stratificandosi, hanno portato a una forma complessa, inimmaginabile in partenza.

Ultimo aggiornamento: 20/06/2019 ore 13:24