Frances Hardinge

(foto di David Levenson)
 
Frances Hardinge è sicuramente il più importante tra i nomi emergenti nella letteratura per “giovani adulti” inglese. Nel giro di pochi anni ha vinto una quantità impressionante di premi in tutto il mondo, tra cui spicca per L'albero delle bugie (Mondadori, 2017) il Costa Book of the Year: con lo stesso romanzo ha vinto anche il premio per la categoria “Ragazzi”, poi ha sbaragliato i vincitori delle categorie per adulti (“Miglior romanzo”, “Biografia” e “Raccolta di racconti”). E lo ha fatto con un romanzo fantastico, un genere che difficilmente ancora oggi viene accettato nell’alta letteratura, e con il quale è raro vincere premi. In precedenza, era capitato solo a Philip Pullman con il tassello conclusivo della trilogia Queste oscure materie, divenuto un vero classico contemporaneo.

Hardinge si impone immediatamente per la ricchezza dello stile, davvero unico nella capacità di sostenere continui giochi linguistici e metafore ardite, suo timbro caratteristico: una sfida che ribalta gli stereotipi sugli adolescenti secondo cui, quando leggono, scelgono solo libri facili.

I suoi romanzi si muovono tutti su due piani che dovrebbero rimanere paralleli e che invece Hardinge riesce a intrecciare: l'ambientazione rigorosamente storica e il fantastico.
L’autrice sceglie sempre momenti storici di passaggio e di trasformazione radicale, in cui ci si trova improvvisamente fuori da un'epoca e immersi in un'altra ancora incomprensibile: la rivoluzione inglese di metà ‘600, il vittorianesimo post darwiniano, il primo dopoguerra del 900... Un po' quello spaesamento caratteristico dell’adolescenza, quando si è appena usciti da un mondo accogliente fatto di certezze e ci si ritrova catapultati in un universo che ha regole nuove.

Infatti, sullo sfondo di queste epoche, sempre studiate nel dettaglio, Hardinge innesta una forma di fantastico che ricorda Tim Burton e Neil Gaiman per le atmosfere e per la continua attenzione sul corpo che si trasforma senza controllo e per il conseguente sdoppiarsi dell’io, proprio come nell’imprendibile età di mezzo dell’adolescenza.
A dare maggiore forza a questi elementi, la scelta di indagare i caratteri di giovani donne che hanno il coraggio di liberarsi dalle richieste della famiglia e della società, per scegliere invece di costruire una propria identità in opposizione ai limiti correnti.

Al festival, Frances Hardinge parlerà dei suoi romanzi più importanti, come L’albero delle bugie e La ragazza senza ricordi (entrambi Mondadori), e ci darà un assaggio del suo ultimo libro, La luce degli abissi (Mondadori), la cui uscita è prevista per l’estate. 

Bio - Nata nel 1973 nel Kent in una gigantesca casa rurale, ha sempre sognato di fare la scrittrice. Per iniziare, studia lettere a Oxford e lì crea un workshop per scrittori. Nonostante scriva da quando ha sei anni, non prova mai a mandare i suoi lavori a qualche editore, finché un’amica prende di nascosto un suo manoscritto e lo invia alla casa editrice MacMillan, che ci vede lungo e la ingaggia subito. Il primo romanzo è Volo nella notte, nel 2005, che viene accolto da ottime critiche, così come i suoi lavori successivi. Oggi è riconosciuta come un talento senza pari nella letteratura per giovani adulti.

 

Ultimo aggiornamento: 05/05/2020 ore 09:35