Disapparire. Antonio Corradini e Luigi Ghirri

da Sabato, 13 Dicembre, 2025 a Domenica, 12 Aprile, 2026

Un velo sottilissimo unisce il marmo e la luce, il gesto barocco e l’intuizione fotografica, la materia scolpita e la nebbia che avvolge il paesaggio. È da questa risonanza inattesa che nasce Disapparire. Antonio Corradini e Luigi Ghirri, la mostra che la Fondazione Querini Stampalia dedica a due autori lontani nel tempo ma sorprendentemente vicini nella loro capacità di trasformare l’atto del vedere in una soglia, un’apparizione, un mistero.

L’esposizione, a cura di Elisabetta Dal Carlo, Lara Marchese, Marta Savaris, Babet Trevisan con Monica De Vincenti, prende avvio da una scoperta recente: il medaglione in marmo con volto femminile velato, ritrovato nei depositi della Fondazione e oggi riconosciuto come opera autografa di Antonio Corradini. A questa scultura – identificata come una Fede velata – il percorso accosta per la prima volta il bozzetto in terracotta per il Cristo velato, che gli fucommissionato per la Cappella Sansevero di Napoli. Mancato prematuramente il Corradini nel 1752, fu Giuseppe Sanmartino a realizzare la scultura celeberrima, discostandosi dal modello originario. Con il bozzetto e il medaglione è esposto il busto in marmo, ancora una Fede Velata, delle collezioni di Ca’ Rezzonico a Venezia: tre variazioni di un medesimo gesto, tre tappe nella ricerca di un autore capace di rendere il marmo impalpabile, vibrante, trasparente come aria.

Antonio Corradini (Venezia, 1688 – Napoli, 1752), protagonista della tarda stagione barocca, ha fatto del velo la propria cifra assoluta. Nelle sue sculture non è un espediente virtuoso, ma una soglia concettuale tra materia e spirito, tra la presenza fisica e la sua dissolvenza. È il marmo che si nega, che respira, che trattiene e libera la forma. Figlio della luce veneziana, Corradini porta alle estreme conseguenze una tradizione fatta di riflessi e chiarori, fino a concepire un materiale capace di scomparire mentre rivela.

A questo linguaggio settecentesco risponde, nello stesso ambiente del Museo della Querini Stampalia, lo sguardo di Luigi Ghirri (Scandiano, 1943 – Roncocesi, 1992), di cui sono presentate alcune fotografie provenienti dal Fondo Ghirri, lasciate in comodato alla Fondazione dal 2015 dal  collezionista Roberto Lombardi. Nella pianura del fotografo emiliano la nebbia e la luce diffusa sono anch’esse veli sul mondo visibile: superfici sospese, che lasciano intuire il paesaggio non nella sua evidenza, ma nella sua incertezza, nella sua vocazione all’evanescenza. Per Ghirri ogni visione è già memoria, una forma di apparizione fragile che interroga, più che descrivere, ciò che si ha davanti.

Il dialogo tra Corradini e Ghirri si fonda su questa tensione: dare corpo all’assenza, cercare un punto in cui la materia si fa immateriale e l’immagine prende corpo.
Il Veneto dei riflessi e delle trasparenze, che ha formato lo scultore, e l’Emilia delle pianure e delle attese, che ha nutrito il fotografo, emergono come geografie interiori, come matrici di sensibilità in cui la luce non illumina, ma sfuma, senza definire.

L’allestimento accompagna e amplifica questa ricerca. Veli sospesi, superfici trasparenti e stratificate, ambienti calibrati di luce e ombra trasformano il percorso in un’esperienza immersiva, in cui le opere emergono e scompaiono, chiamando il visitatore a muoversi dentro la soglia del visibile. A Venezia, città liquida, il tema del velo trova un’eco naturale: un contesto in cui ogni immagine è anche la sua dissolvenza, ogni presenza è nascosta in un riflesso.

La mostra nasce nello spirito che anima la Fondazione Querini Stampalia, impegnata, sotto la guida della direttrice Cristiana Collu, a costruire relazioni tra tempi, linguaggi e sensibilità diverse, trasformando il museo in un luogo di dialogo vivo, capace di generare pensiero, meraviglia e domande.

Il progetto è stato possibile grazie alla collaborazione con i Musei Nazionali del Vomero – Museo e Certosa di San Martino, Napoli, la Fondazione Musei Civici Venezia – Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano e al contributo della Regione del Veneto. Un ringraziamento speciale va alla professoressa Monica De Vincenti, che con rigore scientifico ha garantito l’attribuzione del bassorilievo a Corradini, e a Roberto Lombardi, collezionista e depositario del Fondo Ghirri, che da anni sostiene la visione della Querini con generosità e intelligenza.

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Ultimo aggiornamento: 03/12/2025 ore 10:14