Arte e teatro: Stefano Arienti e Foofwa d'Imobilité


Fenix
Progetto di Stefano Arienti e Foofwa d'Imobilité 
27 luglio - 28 luglio 2012 ore 20.00
Teatro La Fenice, Campo San Fantin 1965, 30124 Venezia

Torna Arte contemporanea a teatro, il progetto curato da Francesca Pasini, nato nel 2004 dalla collaborazione tra la Fondazione Bevilacqua La Masa e il Teatro La Fenice di Venezia. Questa nuova edizione, inserita nel Festival Lo spirito della musica di Venezia (in programma dal 18 luglio al 3 agosto 2012), si inaugura con un'opera di arte visiva e danza dal titolo Fenix, realizzata dall'artista italiano Stefano Arienti e dal danzatore e coreografo svizzero Foofwa d'Imobilité. Il Teatro La Fenice, la cui attività segue un unico filo conduttore che lega tradizione ed innovazione, repertorio e contemporaneità, rinnova la propria tradizione sperimentale, proponendo un balletto inedito e un rapporto di interazione tra arte visiva e danza. 

Gli elementi di Fenix, ideati in accordo con le proprietà matematiche dei "numeri ciclici", si ispirano alle nozioni di morte e resurrezione, sparizione e trasfigurazione, deperimento e rinascita. La struttura della coreografia utilizza come materia prima rivoluzioni, giri e cerchi, che rimandano alla nozione di ciclo, assieme ad ogni sorta di variazioni di cadute e recuperi, legate alle nozioni di fine e nuovo inizio. Un elemento coreografico si trasferirà da un danzatore all'altro, rigenerandosi.

La musica di Fenix sarà prodotta dal vivo sulla scena dai danzatori-interpreti che suoneranno un antico strumento a fiato cinese chiamato sheng. Lo strumento, che allude nella forma alle sembianze della fenice con le ali ripiegate, ha la capacità di riprodurre, secondo una leggenda popolare, il canto dell'uccello mitico. Il suono dello sheng sarà accompagnato dal soffio e dalla voce dei ballerini, che lavoreranno con paricolare attenzione sull'aspetto ciclico della respirazione. La fenice, l'uccello che rinasce dalle sue ceneri, è un modello per capire la vicenda umana e, al di là di questa, la sua biologia.

L'apporto di Arienti consiste nell'avere inventato delle proiezioni per il sipario frangifuoco e per le scene della danza, nonché altri elementi scenici sul palco e stoffe che ha disegnato per i costumi dei danzatori. All'ingresso della Fenice le persone sono invitate a lasciare commenti o disegni in un grande libro per le firme con molte pagine disegnate dall'artista.  Il Libro Fenice è stato progettato come simbolo di un "luogo" del sapere; si tratta inoltre di un modo per unire il tempo della rappresentazione teatrale con il tempo della visione dell'arte.

Il contributo di Stefano Arienti ruota attorno all'idea del Teatro della conoscenza, vista nella duplice accezione di messa in scena del sapere enciclopedico, con allusione al Settecento veneziano e alla nascita dell'Encyclopedie, nonchè del teatro di intrattenimento.

Custodie Vuote
Mostra di Stefano Arienti
A cura di Francesca Pasini
27 luglio - 30 settembre 2012
Palazzetto Tito, Dorsoduro 2826, 30123 Venezia

La mostra di Stefano Arienti Custodie Vuote, curata da Francesca Pasini, sarà presentata nelle sale di Palazzetto Tito da venerdì 27 luglio a domenica 30 settembre 2012. L'esposizione affianca e completa la collaborazione dell'artista con lo spettacolo Fenix, concepito per il Teatro La Fenice insieme al coreografo svizzero Foofwa d'Imobilité.

Per questo progetto Arienti è partito dall'idea del Piacere della conoscenza. Mentre al Teatro La Fenice il tema si esprime attraverso un'apertura verso il pubblico, nella mostra a Palazzetto Tito l'artista privilegia l'aspetto intimo e quotidiano della conoscenza. I libri distribuiti in due stanze di Palazzetto Tito si possono toccare e sfogliare. Altrove troviamo tappeti originali persiani tinti di rosso dall'artista, che ricoprono interamente il pavimento; un grande tavolo, con ceramiche realizzate insieme ai suoi studenti dell'Università IUAV, e divani, tutti elementi che alludono a una dimensione privata e quotidiana della conoscenza, ma anche a quella che avveniva nei salotti degli antichi palazzi veneziani. 

Nel salone centrale le copertine dei CD di musiche provenienti da tutto il mondo, alternate ad alcuni loro involucri vuoti, creano la visione di una geografia del mondo i cui confini sono determinati da suoni che si rincorrono. Si tratta di materiale che proviene da una costante ricerca condotta da Stefano Arienti per una infinita collezione di musiche. Custodie Vuote è il titolo di questa installazione, dalla quale nasce la proiezione per Fenix sul sipario tagliafuoco del Teatro La Fenice dove per oltre un'ora e senza ripetizioni si vedono le scansioni digitali delle copertine dei CD in mostra a Palazzeto Tito. 

Sia la proiezione che l'installazione sono mute e, nel salone centrale di Palazzetto Tito, i dischi sono stati volutamente rimossi dalle custodie. Questa intenzione segnala la progressiva smaterializzazione del commercio musicale che finisce preferenzialmente nella rete. I libri manipolati e traforati creano una relazione con il Libro Fenice presente in Teatro, nel quale si alternano pagine disegnate dall'artista e pagine bianche dove i visitatori sono invitati a scrivere i loro pensieri. Un nuovo importante ciclo di lavori verrà esposto in due sale contigue: oltre trenta carte di grande formato, dipinte direttamente dall'artista, avvolgono completamente le pareti delle stanze creando "un'aerea tappezzeria" di vari colori, con forti dominanti di rosso e con toni più scuri e abbrunati. Un passaggio inedito nel lavoro di Arienti che affronta la pittura come una sequenza di luci e colori che ci rimandano alle sue innumerevoli sequenze fotografiche. Un legame con il Teatro La Fenice ritorna anche attraverso Préparépétitions, video preparatori per la coreografia di Fenix di Foofwa d'Imobilité proiettati in una delle sale di Palazzetto Tito.

Altri elementi mettono in luce l'attenzione multidisciplinare di Arienti, in particolare le stoffe, disegnate per la ditta Miroglio Textile, con le quali sono realizzati i costumi dei danzatori di Fenix, e alcuni cuscini esposti a Palazzetto Tito. Ritorna l'aspetto intimo e colloquiale della conoscenza e l'apertura creatrice con altre discipline: come dichiara Arienti "invece di parlare di una cultura intimidente, penso a elementi che portino alla conoscenza come fonte di forme e di piacere".

Ultimo aggiornamento: 20/06/2019 ore 14:40