Altre forme di violenza

Oltre ad assumere diverse forme, l’esperienza della violenza si iscrive spesso in contesti complessi dal punto di vista sia familiare che socio-culturale. Inoltre, le massicce dinamiche migratorie degli ultimi decenni e la crescente mobilità degli individui hanno dato luogo a nuovi fenomeni e a modalità ancora nuove di violenza contro le donne. Ne emerge un quadro generale del fenomeno estremamente complesso e difficilmente ‘attaccabile’ su un unico fronte. Il ruolo del nostro Centro è di mettere a disposizione delle donne che subiscono o hanno subito violenza degli strumenti per emanciparsi da tale situazione e ritrovare autostima, autonomia, realizzazione personale. Tuttavia, come abbiamo cercato di rappresentare in queste sezioni del sito, al di là dei singoli – e innumerevoli – casi di violenza agita e subita, il fenomeno è molto ampio, ha origine in diversi contesti di ‘incubazione’, e presenta importanti conseguenze e ramificazioni.
In questa sezione vorremmo menzionare alcune questioni importantissime, strettamente legate al fenomeno della violenza di genere che esulano tuttavia, dal mandato del Centro Antiviolenza. Qualora possibile, abbiamo ritenuto opportuno segnalare i servizi, messi a disposizione dal nostro Comune e dalla Regione Veneto, dedicati specificamente a tali questioni.

La violenza assistita dai minori

Tratta e sfruttamento

MGF - mutilazioni genitali femminili

La prima questione che ci interessa è quella della violenza assistita. Essa consiste nell’esposizione di un minore a qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative adulte o minori; di tale violenza il bambino può fare esperienza direttamente (quando avviene nel suo campo percettivo), indirettamente o può percepirne gli effetti. La violenza assistita dei minori è considerata una forma di abuso psicologico del bambino, un attacco concreto da parte dell’adulto nei confronti del suo sviluppo del sé e della sua competenza sociale.
I bambini e le bambine che hanno assistito a scene di violenza spesso denotano problemi di salute e di comportamenti tra cui disturbi del peso, dell’alimentazione, del sonno; possono anche cercare di fuggire. Un’altra grave conseguenza della violenza assistita può essere la trasmissione intergenerazionale della violenza: quando ci si abitua alla violenza come modalità “normale” di affrontare i problemi si arriva anche a pensare che sia “normale” subire comportamenti violenti e imporre la propria volontà con la violenza.
Purtroppo è molto frequente che i bambini assistano ad episodi di violenza agita dal papà nei confronti della mamma. Ci sono quindi vittime indirette, oltre che dirette, della violenza di genere e domestica, e ciò va preso in considerazione seriamente, chiedendo aiuto ai servizi competenti.

Garante regionale dei diritti della persona del Veneto

Servizio Politiche cittadine per l'infanzia e adolescenza (creare link alla pagina del nuovo sito)

Anche la tratta di donne e bambine è una forma di violenza di genere. Per “tratta” si intende il reclutamento, trasporto, trasferimento e ospitalità di una persona – a mezzo di minacce o altre forme di coercizione – a fini di sfruttamento. Il più delle volte si tratta di sfruttamento di natura sessuale (prostituzione) ma anche di lavoro forzato, schiavitù e pratiche analoghe.
La tratta è di per sé una violazione di molti diritti umani; la condizione di totale assoggettazione, dipendenza e vulnerabilità in cui le sue vittime sono sottoposte diventa terreno fertile per ogni forma di violenza fisica e psicologica, dalle percosse alla segregazione, malnutrizione, privazione di cure mediche ed esposizione a malattie e rischi letali per la salute.

Numero verde anti tratta

Servizio Promozione Inclusione Sociale - Protezione Sociale e Umanitaria (creare link alla pagina del nuovo sito)

Con l’espressione mutilazioni genitali femminili (MGF) si fa riferimento a tutte le forme di rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni o ad altre modificazioni indotte agli organi genitali femminili, effettuate per ragioni culturali o altre ragioni non terapeutiche. Si conoscono vari tipi di mutilazioni genitali femminili con diversi livelli di gravità, di cui la più radicale è comunemente chiamata infibulazione. Una pratica diffusa prevalentemente nell’Africa Subsahariana che l’immigrazione ha fatto conoscere anche in Europa e in Italia. (Fonte: Ministero della Salute, Linee guida destinate alle figure professionali sanitarie, nonché ad altre figure professionali che operano con le comunità di immigrati provenienti da paesi dove sono effettuate le pratiche di mutilazione genitale femminile.

Il Parlamento europeo ha stimato che 500.000 donne e bambine che vivono in Europa stanno soffrendo le conseguenze delle mutilazioni genitali femminili (MGF) per tutta la loro vita e un altro 180 mila sono a rischio ogni anno. Molto spesso, le bambine vengono mandate all’estero durante le vacanze estive e costrette a subire mutilazioni genitali femminili per garantire loro l’accesso al matrimonio o lo status sociale (Fonte: Indagine del Senato della Repubblica, 2009).

Nel 2009, il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha stabilito tramite Decreto l’istituzione di una Commissione per la Prevenzione e il Contrasto delle Pratiche di Mutilazione Genitale Femminile, con diversi compiti di sensibilizzazione, promozione e formazione, rivolti alle popolazioni immigrate da Paesi in cui vengono effettuate tali pratiche. Il decreto istituisce anche un numero verde, 800300 558, per accogliere segnalazioni e notizie di reato realizzate sul territorio italiano e fornire informazioni sulle strutture sanitarie e sulle organizzazioni di volontariato, vicine alle comunità di immigrati provenient idai Paesi dove sono effettuate tali pratiche.
Per maggiori informazioni visitare il sito del Dipartimento per le Pari Opportunità.

Per quanto riguarda risorse regionali, si segnalano anche i seguenti studi:
 
Commissione Pari Opportunità della Regione Veneto, in collaborazione con AIDOS e ADUSU, Costruire insieme il cambiamento: L’impegno delle Commissioni Pari Opportunità per la prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili, 2012

Degani, P., De Stefani, P., Urpis, O., Mutilazioni dei genitali femminili e diritti umani nelle comunità migranti. Rapporto di Ricerca nelle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, 2009, a cura delle associazioni AIDOS, ADUSU, CULTURE APERTE su finanziamento del Dipartimento per le Pari Opportunità nell’ambito della L. 7/2006.

Ultimo aggiornamento: 19/07/2016 ore 11:43