Un po' di storia

Si dice che il fenomeno dell'acqua alta sia di casa a Venezia. Questa affermazione è senz'altro vera per il secolo appena passato, durante il quale è stata fatta una precisa e costante osservazione dei fenomeni di marea. Volendo invece verificare quanto, questo fenomeno, nel corso dei secoli passati influenzò la vita della città dobbiamo adottare metodi di ricerca sostanzialmente diversi. E dunque le fonti primarie per questo tipo di ricerca diventano gli osservatori e i cronisti delle varie epoche e, in genere, le testimonianze iconografiche. L. Lippi, peraltro, in un suo studio del 1975 "Venezia e i problemi dell'ambiente", ci mette in guardia dal considerare tali cronache come assolutamente vere e ci dice che - Per il passato quasi sempre solo le colme più imponenti sono ricordate e più per l'impressione destata da qualche particolare che per misure dirette. In ogni caso le misure riportate appaiono approssimative e non di rado poco attendibili -. Ancora A. Giordani Soika, che ricordiamo essere stato il primo direttore del servizio Alte Maree a Venezia, ci ricorda, nel suo "Venezia e il problema delle acque alte", che -...tentativi miei e di esperti colleghi, di ricavare dai dati forniti dagli antichi cronisti qualche precisa notizia circa il livello raggiunto dalle più gravi acque alte del passato si sono scontrati con varie difficoltà, anche in rapporto alle variazioni avvenute nella città da allora ad oggi, come modificazione del piano stradale, pavimentazioni e ripavimentazioni dello stesso, e così via. Detto questo, alla pagina cronaca delle acque alte viene offerto un quadro il più dettagliato possibile di quelli che furono gli eventi che colpirono in modo particolare l'attenzione dei cronisti delle epoche passate, e che proprio per questo motivo supponiamo essere stati particolarmente gravi in quanto, come abbiamo sottolineato, i fenomeni minori (presumibilmente al di sotto di m. 1.10/1.20 sul l.m.m.) essendo poco importanti probabilmente non destarono l'attenzione degli osservatori.

 

Nella storia delle osservazioni delle maree della città di Venezia possiamo ben dire esista un discrimine tra il lungo periodo nel quale queste erano raccontate da osservatori e cronisti più o meno interessati ai fenomeni della natura, ed in particolare a quelli di una certa intensità, e quello delle osservazioni eseguite con rigoroso metodo scientifico. E questo lo possiamo indicare con certezza nell'anno 1872. A onor del vero alcuni studiosi indicano nel 1867 la data da cui iniziano le osservazioni. Scrive infatti Livio Dorigo, nel capitolo dedicato alle maree eccezionali registrate a Venezia Punta Salute nel Vol. I dei Rapporti Preliminari della Commissione di studio dei provvedimenti per la conservazione e difesa della laguna e della città di Venezia edito nel 1961 dall'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, "... si sono riportati nel presente fascicolo al prospetto I, i dati relativi a tutte le alte maree superiori a m 1.10 sul l.m.m.; verificatesi dal 1867 al 1960", e ancora A. Giordani Soika nel suo Venezia e il problema delle acque alte, edito a Venezia nel 1976, "1867, l'acqua arriva a 153 cm. Con questa alta marea eccezionale si entra nell'epoca delle osservazioni regolari in quanto da questa data tutte le acque alte sono regolarmente registrate dal Magistrato alle Acque". In realtà dal 1867 al 1872 possiamo verificare un solo dato (i 153 cm citati da Giordani Soika) che comunque è impreciso laddove indica nel Magistrato alle Acque l'istituto preposto alla raccolta dei dati poiché questo era stato abolito nel 1866. Abbiamo visto quanto il problema "acqua alta" esistesse anche nella Venezia antica. Il secolo XIX, per la città, è un secolo di transizione durante il quale si alternano le dominazioni francese e austriaca. Il Magistrato alle Acque, organo istituito nel 1501 dal Consiglio dei Dieci " tres honorabiles nobiles nostri cum titulo Sapientum super acquis " per mantenere i delicati equilibri della laguna e dei fiumi, fu soppresso nel 1808 dal governo francese per essere ripristinato più tardi dagli Austriaci e quindi soppresso dal governo italiano nel 1866.

 

Nel 1797, presentato con progetto di legge da Napoleone Bonaparte al Direttorio esecutivo della Cisalpina, prendeva forma l'idea di un istituto dedicato alle scienze e alle lettere. Divenuto in seguito il "Reale Istituto di Scienze, Lettere e Arti", dal 1838, imperatore Ferdinando I d'Austria, trovò sedi stabili a Milano e Venezia. Nel 1871, proprio grazie all'iniziativa dell'Ing. Tomaso Mati, venne realizzato il primo mareografo per il controllo delle maree a Venezia, presso il Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano, ove aveva trovato sede il prestigioso Istituto. Il mareografo dell'Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti funzionò regolarmente fino al 1908. In quell'anno l'Istituto fece donazione all'Ufficio Idrografico di Venezia, ricostituito assieme al Regio Magistrato alle Acque nell'anno precedente, di tutta la propria strumentazione di indagine. In questo periodo due altre stazioni di indagine erano state costruite a Venezia: nel 1888 all'Arsenale, ad opera dell'Istituto Geografico Militare su richiesta dell'Amministrazione Comunale veneziana e nel 1906, ad opera dello stesso Istituto, in Bacino San Marco, Punta della Salute lato Canal Grande, in seguito, dal 1923, spostata sul lato del Canale della Giudecca. Dal 1908 l'Ufficio Idrografico di Venezia, che tra i vari compiti ebbe quello dello studio degli estuari, delle lagune e dei litorali adiacenti, organizzò una rete di stazioni per la raccolta dei dati necessari allo studio dei fenomeni di marea dell'Adriatico. Da questo momento e fino al 1966 furono raccolti e organizzati inizialmente solo i dati relativi alle escursioni di marea, dal 1914 anche quelli relativi alla pressione barometrica e alla direzione e velocità del vento, necessari per iniziare a formulare le previsioni.

Ultimo aggiornamento: 09/06/2021 ore 12:18