Sceneggiature non originali - Io non ho paura / L'aiuto

Venerdì, 19 Aprile, 2024
Ore: 
16.00

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Io non ho paura di Niccolò Ammaniti.

In questo romanzo Niccolò Ammaniti va al cuore della sua narrativa, con una storia tesa e dal ritmo serrato, un congegno a orologeria che si carica fino a una conclusione sorprendente: e mette in scena la paura stessa. Michele Amitrano, nove anni, si trova di colpo a fare i conti con un segreto cosi grande e terribile da non poterlo nemmeno raccontare. E per affrontarlo dovrà trovare la forza proprio nelle sue fantasie di bambino, mentre il lettore assiste a una doppia storia: quella vista con gli occhi di Michele e quella, tragica, che coinvolge i grandi di Acqua Traverse, misera frazione dispersa tra i campi di grano. Il risultato è un racconto potente e di assoluta felicità narrativa, dove si respirano atmosfere che vanno da Clive Barker alle Avventure di Tom Sawyer, alle Fiabe italiane di Calvino. La storia è ambientata nell'estate torrida del 1978 nella campagna di un Sud dell'Italia non identificato, ma evocato con rara forza descrittiva. In questo paesaggio dominato dal contrasto tra la luce abbagliante del sole e il buio della notte, Ammaniti alterna, a colpi di scena sapienti, la commedia, il mondo dei rapporti infantili, la lingua e la buffa saggezza dei bambini, la loro tenacia, la forza dell'amicizia e il dramma del tradimento.

L'aiuto di Kathryn Stockett.

Dauanti all'ingresso di servizio della casa della signora bianca mi dico: "Httenta, Minng. Ritenta a tener chiusa la tua boccaccia e attenta anche a non lasciarci il culo". Deuo dare l'impressione di una che fa quello che gli dicono. Sono cosi neruosa che giuro che non rispondo mai più male a nessuno se riesco ad acchiappare questo lauoro. Mi tiro su il collant che fa le grinze, il tormento di tutte le donne grasse e basse del mondo. Mi ripeto nella testa quello che deuo dire e quello che è meglio che mi tengo per me; prendo coraggio e suono. Il campanello fa un lungo e allegro bing-bong, che non c'entra niente con questa grande casa in mezzo alla campagna che sembra un castello. Se questo posto era in un libro di fauole, lì ci sarebbero le streghe, di quelle che mangiano i bambini. La porta sul retro si apre ed eccola lì, Miss Marilgn Monroe. D una che gli somiglia. «Oh, salue, che puntualità. Sono Celia. Celia Rae Foote.» La bianca mi tende la mano, e io la studio. Sarà anche fatta come Marilgn, ma di sicuro non è pronta per uh prouino. Ha mucchi di farina sui capelli biondi, farina sulle ciglia finte, farina sul suo pacchiano tailleur pantalone rosa. Col fatto che è in una nuuola di poluere, e perdipiù con quel pantaloni così stretti, mi chiedo come fa a respirare.

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Ultimo aggiornamento: 11/04/2024 ore 15:58